L’abbraccio della mamma non ha eguali

Le fiabe classiche ci hanno abituati a figure di padri assenti perché troppo impegnati in affari per occuparsi dei figli, o “non pervenuti”, come in Cappuccetto Rosso, più spesso padri-tappezzeria relegati alla marginalità. Lo spazio ridotto che in “Mamma abbracciami” riveste il papà, però, è piuttosto il contraltare di una sovrabbondanza della presenza materna.

Il ritratto scanzonato che ne fa Soledad Bravi non gli fa perdere autorevolezza, ma gioca sul contrasto con una mamma che si pretende sia l’unico pilastro della famiglia.

L’ironia con cui sono tratteggiati i tanti – troppi – compiti che le spettano è un omaggio al lavoro senza posa che tocca a molte mamme, un riconoscimento pieno di gratitudine per il loro impegno quotidiano nell’accudimento e nella crescita dei loro bambini, ma anche una strizzata d’occhio ai cuccioli pieni di pretese che devono imparare a conquistarsi l’autonomia e ai papà che sembrano sordi alle loro richieste.

Preparare la colazione, il pranzo e la cena, giocare alle costruzioni, calmare dopo un brutto sogno, medicare una ferita, coccolare, riempire le maglie della noia: il lavoro della mamma non ha tregua!

Sembra la rappresentazione di ciò che ha suggerito Rudyard Kipling con “Dio non poteva essere ovunque, quindi ha creato le madri”.

In questo albo pieno di colore il lettore piomba nel bel mezzo di una giornata qualunque in una casa qualunque: la protagonista di tutta l’azione sembra muoversi vertiginosamente da una stanza all’altra, tanto che non compare se non in alcune scene e mai a figura intera (forse è davvero a pezzi…). La voce narrante è un bimbo che strilla tutti i suoi bisogni e che, non a caso, è al centro di ogni episodio.

Bambino al centro, papà defilato, mamma divisa: serve uno shaker per riportare un nuovo ordine!

Soledad Bravi, “Mamma abbracciami”, Edizioni Clichy, 2024